martedì 6 marzo 2012

Quando Marilyn Monroe vendeva libri (Lo spazio sfinito di Tommaso Pincio)

Sapete tutti chi è Jack Kerouac, no?
“On the road”, beat generation, vita che brucia.
Dimenticatelo.
È in partenza per lo spazio come controllore orbitale.
Sessantatre giorni di silenzio scosso solo dal flusso dei suoi pensieri.
Niente di complicato, è il lavoro più stupido dell’universo gli assicura Arthur Miller, Presidente della Coca Cola Enterprise Inc.
Niente morti di commessi viaggiatori, solo bollicine in una bottiglia di vetro.
E il suo amico Neal Cassady?
Lui si innamora.
Non di una donna qualunque, ma di Marilyn Monroe.
Labbra rosse, un sospirato “Happy Birthday Mr. President”, abiti svolazzanti sulle grate della metropolitana?
Nemmeno.
Lei vende libri.
Troppo provocante per questo mestiere, viene licenziata.
Sparisce.
Neal non si arrende però e la cerca, ovunque, senza riuscirci.
Lo sappiamo, quando si è innamorati la speranza è l’ultima a morire e se non vediamo segni sappiamo inventarli.
Così, dopo aver composto un numero di telefono a caso, Neal parla con la sua Marilyn.
Non è davvero lei, ma vorrebbe.
Vorrebbe tanto che quelle parole d’amore di cui suo marito Arthur Miller è assai avaro, fossero per lei.
Norma Jane Mortenson, così si chiama la donna, intreccia una relazione telefonica con il giovane.
Beve il suo amore come se non potesse chiedere più nulla alla vita.
Mentre i due sono avvolti in questa spirale delirante, nello spazio Kerouac sente un rumore.
Un mugugno, nell’assordante silenzio spaziale, che segnerà la sua fine.
Un libro difficile da commentare, che forse non insegna nulla, ma ha la capacità di far uscire da sè chiunque lo legga.
Un autore multiforme Pincio, che dipinge i suoi personaggi anche sulla tela.
La copertina del libro, infatti, è una sua opera.
Consiglio di visitare il suo blog, un’esperienza di parole ed immagini irripetibile.

Tommaso Pincio, Lo spazio sfinito, Minimum Fax, 2000

Puoi leggere questa recensione anche su www.diunlibro.it

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