giovedì 27 settembre 2012

Comunque vada non importa di Eleonora C. Caruso



Un casale in campagna, una gallina da sgozzare, un fratello con il quale correre, le puntate di Sailor Moon da guardare. Hai pochi anni ed impari a farti le trecce, perché una bambina deve saperle fare, certe cose.

Sei felice quando ti graffi le ginocchia cadendo e l’erba ti sporca il vestitino. Poi diventi grande e il mondo non è quella tetta calda che pensavi di poter succhiare.

Devi decidere, devi crescere, devi muoverti. Devi fare.
Ma tu non lo sai, cosa. Ti guardi allo specchio e sei brutta. Forse non sei neppure intelligente. Nemmeno gli altri lo sono, in fondo, e tu non sei peggio di loro, ma ti manca il fiato per correre. E mentre quegli stronzi maratoneti vanno avanti, raggiungono gli ostacoli e li superano, segnano nuovi traguardi, scattano foto e ridono, si amano, si sposano, fanno figli brutti come fotocopie sbiadite, tu resti lì. Immobile. Il divano è la bottiglia nella quale affondi. Ad amarti distrattamente solo le tue mani. I capelli sempre sporchi ti incorniciano il volto acceso solo dallo schermo di un computer. I social network l’unico scambio con il resto del mondo, che le amiche in carne ed ossa le eviti da tempo. I tuoi manga, i porno ed i cartoni giapponesi uno spiraglio di luce.

Intorno a te, sul pavimento e nelle tue ossa, le macerie visibili del tuo franare. Un fratello che, alla stregua degli altri oggetti, non hai saputo lasciare quand’era il momento, vomita estratti di vita nella tazza del cesso. Eppure è bello, Andrea. È intelligente, brillante, un successo garantito, di quelli da bollino blu. Ha un ragazzo che toglie il fiato, una mamma che non c’è più che era anche la tua, ma lo amava, tanto. Resta tuo padre, con il quale “le conversazioni [...] sono sempre un gradino sopra a quelle e-mail dove mi chiedono se voglio incrementare la lunghezza del mio pene”.

Questo è il mondo di Darla.
Quello in cui vivi in bilico, soffocata dalla paura di non riuscire a diventare la donna che avevi immaginato.
Un esordio sorprendente, un pugno nello stomaco che vi farà male a lungo.
I can’t stay today
I’m off in flight towars another light
(Tori Amos, Garlands)
˜
Comunque vada non importaEleonora C. Caruso, Indiana Editore

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martedì 4 settembre 2012

I pochi fatti dell'estate meglio conosciuti come finalmente ho aggiornato il blog.

Cari miei 2,5 lettori,
l'estate. 
Ah, l'estate. 
Che palle.
Nonostante i novantamila gradi ed il torcicollo a causa del ventilatore, ho letto ed ho scritto per voi, miei prodi.
Bene. Mettiamo da parte le smancerie, so che voi volete sapere i fatti.

Fatto numero 1
-Ho letto una cosa brutta molto brutta. Trovate la mia recensione di Cinquanta sfumature di Grigio di E. L. James su inutile.

Fatto numero 2
-Conoscete la mia passione per la poesia, no? 
Allora, quando Rivista Tupolev ha lanciato il concorso B. R. A. Braccia rubate all'agricoltura non ho potuto esimermi dal dare il mio contributo ed ho partecipato con Ragazzo che suoni la tromba.
Udite udite, i pazzerelloni hanno creato un ebook con tutti i meravigliosi ed aulici poemi che hanno ricevuto.

Fatto numero 3
-Potete scaricarlo qui, naturalmente aggratise solo per voi che siete amici ammmé.

Fatto numero 4
-Asterischi ambisce a diventare cartaceo. E siccome noi siamo genti che ci tengono alla cultura, li aiutiamo sostenendoli con cannoli deliziosamente ripieni e con il vile, seppur sempre utile, danaro. Clicca qui per far sentire loro tutto il tuo ammòre.

Che altri fatti volete sapere? Méh.





Fatto numero 5
-26 ottobre.



giovedì 19 luglio 2012

Mistificazioni e misticanze



Non lo nego.

Coltivavo in me la segreta speranza di diventare una mistica, anche solo per essere finalmente apprezzata dai miei familiari.

E qualche ora fa tremavo di gioia!
Improvvisamente nell'aria ho avvertito un soave profumo!

Ho subito escluso l'effluvio che lanciavano le melanzane ripiene preparate da mia madre, il Glade di quelli che vogliono fare la cacca da Paolo(a proposito Paolo, sicuramente dopo Santo Stefano ci vediamo), la colonia Denim di mio padre.

Cazzo! ho pensato (anche se questo non è proprio il linguaggio adatto alla mia posizione di aspirante mistica, ma ho tempo per espungere il male dal mio spirito), sarà il famoso profumo di Padre Pio, quello che possono sentire solo i più devoti!

E LUI ha scelto ME fra schiere di uomini che si battono il petto invocando il SUO nome!

Entro in assetto monacale, mi metto una pashmina in testa a mo' di velo e chiamo mia madre, per renderla partecipe di questo grande momento.

"Mammamammamamma! Senti anche tu questo profumo? E' un profumo di fiori! Poi dite che in questa casa sono l'unica dimenticata da Cristo! Questo è il profumo di Padre Pio!"

E lei, con un sorriso sardonico:"Ho spruzzato un pò di Autan, che poi dici che le zanzare ti mangiano!"
Non ho parole.



Comunque, Amen.

Mi darò all'uncinetto.


(Mark Ryden, Saint- Barbie)

venerdì 13 luglio 2012

E così vorresti fare lo scrittore? di Charles Bukowski


C'era una volta una lei, bella, giovane ed invincibile.
Una lei che amava forte e spaventava, ma non sapeva fare altrimenti.
C'era una volta un lui, bello, giovane ed invincibile.
Si portava addosso i colori della sua terra, le strade sterrate delle campagne sarde.
Lei voleva fare la scrittrice.
Lui voleva fare lo scrittore.
Si impastavano le vite, lui con la farina, lei al telefono con gente annoiata.
E la sera dopo l'amore, leggevano.
Bukowski. Hank. Buk.
"E così vorresti fare lo scrittore?".
Si che lo volevano, cazzo.
Ma scrivere di cosa, se c'era già chi parlava per loro?
Charles l'aveva raccontata la vita.
Aveva urlato la sua rabbia in un bicchiere, trascinato le sue scarpe lontano, cercato voracemente l'amore fra le gambe di molte.
Aveva pianto guardandosi i segni allo specchio, sognato di poter volare senza morire mai, desiderato un altro corpo e un'altra faccia, sentito la paura travolgerlo mentre si massacrava le dita sulla macchina da scrivere.
Aveva rinunciato alle certezze della vita per un tetto di stelle, puntato danaro su cavalli creduti vincenti, consegnato lettere prima che tutti smettessero di scriversi.
Aveva disperatamente cercato di essere diverso per poi scoprirsi uguale a tutti gli altri.
Aveva compreso che la vita è uno scherzo beffardo e che “se non riesci a ridere/ delle avversità insormontabili/ che tutti sopportiamo mentre/ cerchiamo di capire/ e di sapere/ allora/ sicuramente riposerai/ senza pace/ nella/ bara.”
Non si è fermato mai Hank, anche quando la malattia lo divorava e la birra non bastava mai.
Ha dato le risposte, quelle vere, a lei, a lui, a te, a me.
Loro non hanno smesso, nè di scrivere, nè di farsi domande e tu, non credere a quelli che ti dicono che la poesia è morta, che non vale niente.
Senza Buk sapresti come giocarti questa partita? 

ma quando un uomo sta soffrendo non pensa in modo lucido,/ va in cerca solo di guai/ peggiori./ e/ li trova.


Charles Bukowski
E così vorresti fare lo scrittore?
Guanda Editore


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lunedì 9 luglio 2012

Ritrovarsi. Forse.





Il silenzio di una casa vuota.
La confortante sicurezza del buio.
Io. 
Il mio corpo. 
Il deserto.
"Ci sei o sei stata inghiottita da te stessa?" ti chiedi.
"Ci sei?", ti chiedi ancora.
E apri le mani, fletti le dita curiose.
Vuoi sentirti. 
Vuoi esplorarti. 
Vuoi toccarti. 
Vuoi riconoscerti.
Chiudi gli occhi.
La pelle morbida e calda scorre sotto i tuoi polpastrelli.
Accarezzi il tuo collo, lo sfiori appena.
Circumnavighi i tuoi nei, che improvvisamente ti sembrano pieni di significato.
Disegni la forma dei tuoi seni e senti i tuoi capezzoli risvegliarsi, dolcemente.
E scivoli verso il basso, giocando con il tuo ombelico, tracciando mille piccoli cerchi concentrici, uno dentro l'altro.
Senti un brivido correre lungo la tua schiena.
E allarghi le gambe piano, lasciando che le tue dita si avvicinino al centro del tuo universo, al tuo fuoco.
Il cuore ti batte. Fortissimo.
Un calore inaudito rimbalza sulle pareti di te, lasciando affogare le tue piccole rosse e pulsanti labbra in una leggerissima spuma marina.
Senti il sangue fluire velocemente, il respiro diventare affannoso.
Il cuore ti batte forte. Fortissimo.
E ci sei.
Si, ci sei.
Esisti. E lo senti.
No, non sei la brutta copia di te stessa.
Non ancora.

martedì 3 luglio 2012

Quando che certe cose ormai le sai.


E'scientificamente provato che se uno dei tuoi familiari ti vede lavare il bagno,  attenderà che tu abbia finito per dichiarare candidamente:"Madò, c'ho da cacare".



[Hegel]


(Pure lui c'aveva i suoi problemi.)

giovedì 28 giugno 2012

Le cose che non so dire.


Per me Roma sa di rinascita.

Sa di aria nuova.

E’ il cercarsi e il non ritrovarsi mai, nelle strade, nell’architettura dei palazzi, nel cielo inclemente che sembra voler contenere tutti gli umori del mondo nelle sue nuvole.
E’ il cercare di memorizzare ogni particolare.

E’ il perdersi in un quadro di Corot e di Van Gogh e ridere del povero De Chirico.

E’ guardarti mentre con gesti di consumata consuetudine metti su il caffè e mi chiedi come ho dormito e se ho fatto uno dei miei sogni strampalati.

Roma è fare la spesa da Conad suscitando la curiosità di un vecchiarello del quartiere.
“Signorina, è la seconda volta che ci incontriamo nel giro di poche ore. Lei è molto carina. Ma non è di qui, vero? Il suo accento me lo conferma.”
E’ inventarsi una storia verosimile, perchè i fatti miei non te li dico, vecchietto impiccione.

Roma è sedermi a fumare davanti alla finestra ed osservare le bottiglie di plastica anti piccioni che fiammeggiano al sole.
E’ cucinare per te e con te, lamentarmi delle tue pentole, regalarti il cestino per il bagno che non userai mai.

E’ guardarti mentre ti radi, ti spogli, ti lavi i denti.
E’ il non riuscire a dormire dopo la serata più lunga della mia vita, perchè tu stai russando e il tuo divano mi toglie la vita.

E’ il sapere di potermi addormentare al sicuro, anche se al sicuro non lo sono mai.
E’ quel volto, il tuo.

Che mi sembra di conoscere in ogni sua piega,ogni suo colore, ogni sua perfetta imperfezione.

E invece non lo so, non lo so mai davvero.
E mi piace, tanto.