giovedì 12 aprile 2012

Quando mi hai lasciato mi hai lasciato tre mutande: il dilemma della biancheria intima per Charles Bukowski











C’è chi nasce per vivere in modo ordinario.

Sveglia, colazione, ufficio, moglie, figli, il sesso della domenica mattina in silenzio, il pranzo dalla suocera, il gelato in centro.

C’è chi nasce per vivere ordinato, pettinato, incravattato.

C’è chi viaggia perchè si fa così, che ad Atene ci sono solo quattro pietre e la Tour Eiffel è tutto ferro sprecato.

Poi c’è Charles Bukowski.

E il mondo ordinario/ordinato va a farsi benedire e finisce come un foglio di carta appallottolato in un angolo, di quelli che contengono appunti stupidi o idee brutte.

C’è che lui sa esattamente come vivere, sa come non prendersi in giro, sa come non regalare illusioni.

La vita è bastarda, è così.

I suoi versi non ti indoreranno la pillola, saranno un pugno in pieno viso.
Ti faranno sputare sangue, ti faranno piangere come un bambino perchè è tutto sbagliato, perchè ti sentirai sbagliato.

Ti sentirai un idiota.

Le tue ginocchia si piegheranno davanti alla dolcezza delle onde dei suoi capelli che odorano di sale.

Le sue parole ti faranno vergognare perchè tu non hai rischiato mai veramente.

Questo è “Quando mi hai lasciato mi hai lasciato tre mutande” di Charles Bukowski.

Perchè la poesia è dietro i tuoi occhi.



Quando mi hai lasciato mi hai lasciato tre mutande, Charles Bukowski, Minimum fax

Puoi leggere questa recensione anche su Cosmopolis



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