Specie quando sai cosa c'è che non ti fa dormire.
Ce la raccontiamo, è vero, che siamo solo di passaggio, che solo l'anima conta e quello che abbiamo seminato lungo la nostra strada, che siamo parte di un ciclo e che ritorniamo sotto forma di energia, che forse andiamo in un posto migliore.
Non lo so.
So che ho guardato sul mio comodino e la copertina acida di “Dio la benedica Dottor Kevorkian” di Kurt Vonnegut mi sorrideva.
Non potevo scegliere libro più adatto.
Un visionario, folle e brillantissimo scrittore che conduce interviste immaginarie nell'aldilà.
Come? Attraverso l'esperienza premorte.
Aiutato dal Dottor Kevorkian (il famoso Dottor Morte) si fa un viaggetto fino alle porte del Paradiso e poi ritorna.
Parla con Adolf Hitler, che vorrebbe essere perdonato; con William Shakespeare potentemente offeso per Giulietta e Romeo con la Paltrow; con Salvatore Biagini, morto per aver salvato il suo cane dall'aggressione di un altro animale più forte.
Esilarante, provocatorio, amaro e disarmante questo libro sa trattare con delicatezza il tema della fine, mettendo da parte tutte le belle favolette che ci hanno raccontato e lasciando via libera a quello che tutti sogniamo dopo: scegliere di avere per sempre l'età in cui siamo stati più felici.
Kurt Vonnegut
Dio la benedica, dottor Kevorkian
minimum fax
Puoi leggere questa recensione anche su Cosmopolis
bene, mi hai fatto proprio venir voglia di leggerlo.
RispondiEliminagrazie