giovedì 19 gennaio 2012

Emotivi anonimi (ovvero:"Pensavo di essere l'unica a parlare da sola per strada")

E' un sabato romano.
Sveglia presto, colazione occhi negli occhi (gonfi) e puccinerie varie.
Che facciamo, che cosa non facciamo?
"Ti porto al ghetto" dice l'Ing, che lo sa quanto mi piace.
"Solo se viene pure Jenny from the block!" dico io.
L'Ing. mi garantisce che la troveremo lì.
Che bella giornata.
Le bancarelle con i libri a 2.00€, il gelato di Mc Donald che non ho preso più, l'immensità della Feltrinelli e la busta pesantissima, la cena cinese che "ce la cuciniamo noi come si deve".
Poi.
Una derapata che manco i cani.
Capisci che un uomo ti ama dalle manovre azzardate che fa con il motorino dopo che gli hai urlato: "Uuuuh, guarda che fico, c'è Emotivi Anonimi al Quattro Fontane!"
Il tempo di trovare un parcheggio (dis)umano, due complimenti dalle ragazze in cassa e siamo in sala.
Noi due, teneri e giovini virgulti versus una marea di sfioriti gerani sul viale del tramonto.
Si, insomma, il profumo di colonia era forte e le labbra con il rossetto al di fuori dei contorni molte.
Dopo venti minuti di trailer che avrebbero reso chiunque come Abe Simpson, il film comincia.
Lei è Angélique, cioccolataia e donna incredibilmente emotiva.
Per superare questo complesso frequenta un gruppo di auto-aiuto: gli Emotivi Anonimi.
Avete presente?
"Ciao, sono Angélique, emotiva." E giù di svenimento.
Canta motivetti per darsi coraggio, danza con una leggiadria di cui Lorella Cuccarini sarebbe invidiosa, parla da sola per scegliere le frasi più giuste da pronunciare.
Come quella mattina in cui si presenta per un colloquio, con mezz'ora di anticipo, alla fabbrica di cioccolatini di cui è proprietario Jean-René, insicuro e timido patologico, con una camicia di ricambio sempre pronta a scongiurare l'abbondante sudorazione che lo affligge.
Potevano due così non piacersi?
Epica la prima uscita a cena, che provoca immediatamente quel senso di empatia da ricordo.
Ci siamo passati tutti, in fondo.
Chi di noi non è andata in bagno ad asciugarsi l'ascella e a tirare quello stupido pelo sul mento che a casa non aveva visto?
Chi non si è preparata dei fogliettini con gli argomenti di conversazione da usare per evitare imbarazzanti silenzi?
Non mancano battute che potrete rivendervi alla prima occasione utile.
"Comunque amo molto la pittura inglese" dice lei.
"Perchè, c'è pittura in Inghilterra?" risponde lui.
Tutto sembra essere perfetto.
Loro sono felici, e lui suda di meno e lei è sempre più bella e la cioccolateria sembra essersi ripresa dal momento di crisi e i cioccolatini sono buoni da trasecolare e tutti li vogliono, pure quelli ai funghi.
Poi la paura prende il sopravvento e schiaccia quella felicità.
E li allontana e li riavvicina, per poi allontanarli ancora.
Un balletto d'amore sulle note di Oci Ciornie, che finisce con uno stravagante abito pieno di fiocchi ed una malandata corsa verso quello che verrà.

martedì 17 gennaio 2012

Alice senza niente (e pure noi non stiamo tanto bene)

Alice ha trent’anni.
Si è laureata in Scienze politiche, è una che ne sa.
Quante ne sa.

Al contrario della protagonista del romanzo di Carrol, non vive nel paese delle Meraviglie.
Lei le fa.
Con sei euro riesce a mangiare per tre giorni.
Ad ogni colloquio finge di aspirare a diventare qualcosa che mai avrebbe voluto essere: commessa, cassiera, agente immobiliare, volantinista, operatrice telefonica.
Invia curricula a chiunque, dovunque, comunque.
Alice vive con il fidanzato, Riccardo, che è laureato in legge, ma finge di essere vissuto al 242 di Menlove Avenue a Liverpool per darsi un tono come insegnante privato di chitarra.
E’ magra Alice, e triste.
Si chiede, come te e me, perchè una donna che gira video con il cellulare in ufficio urlando “Italia Unoooo!” sia una responsabile del personale e lei no.
Pensa che non sa dove sta andando, che vorrebbe delle bellissime scarpe rosse, fare un figlio, crearsi una famiglia.
Rendere possibile quello che abbiamo tanto disprezzato e trovato sciocco delle nostre madri.
Fa ridere amaro questo libro e non finisce stupidamente con un lieto fine.
Semplicemente, non finisce.
Ecco allora dov’è la meraviglia.
Nell’inventarlo, un finale.
Esattamente come ha fatto l’autore di questo libro, Pietro De Viola, che ha sfruttato al meglio le potenzialità del web permettendo a tutti di scaricare gratuitamente il suo libro che ha contato più di 35000 copie.
Diverso dalla schiera infinita di pagautori, è stato infine pubblicato da Terre di Mezzo.
Alice senza niente, il libro della generazione dei “Sééééééé, magari mille euro!”.
Alice senza niente, Pietro De Viola, Terre di Mezzo editore

Puoi leggere questa recensione anche su www.diunlibro.it

www.primonumero.it

martedì 10 gennaio 2012

Le idi di Marzo e le Calende greche.

Quando il tuo fidanzato fa l'ingresso in casa per la prima volta durante le feste natalizie, se sei pugliese, sai bene che si riverseranno in visita quei giorni tutti i parenti possibili ed immaginabili.
Cugini di quarto grado, zii d'America senza eredità, perfino gente che credevi morta e di cui pensi, cercando furiosamente, di aver conservato la pagellina.
Cosa fai allora per evitare che lui capisca quale provenienza abbiano le tue radici?
Lo porti al cinema, ovvio.
A vedere GeorgeDentiera Clooney nelle Idi di Marzo.
Béh.
Siamo in uno di quei tipici stati americani il cui nome porta confusione nella pronuncia quasi quanto Massachusetts: insomma, in Ohio (leggasi: Oaio).
GeorgeDurbans Clooney è il candidato favorito alle primarie ed è tutto un: "Libertè, egalitè, fraternitè", un "macchine ecologiche che funzioneranno con i panni swiffer usati" e "io sono il vostro uomo", sventolando a destra e a manca la sua mugghiera e i chili di avorio rubato ai bracconieri dal suo dentista.
C'ha pure uno staff pieno di gggìovani, che lui li vuole aiutare tutti, perchè è un generoso, un uomo di famigghia!
Il suo addetto stampa, tale Ryan Gosling, in effetti viene proprio voglia di aiutarlo.
Io stessa, durante tutto il film, ho pensato ai mille modi in cui aiutarlo, ma non ve li posso dire.
Sembra tutto bellissimo, sembra tutto come dovrebbe essere.
Gente in visibilio, truccatori professionisti, stagiste gnocchissime e disponibili, palchi pieni di bandierine rubate ai tramezzini della mia comunione, insomma un sogno.
E invece no!
Perchè GeorgeLagodiComo Clooney ci vuole dire che la politica è marcia, che ti porta a fare terribili compromessi tipo non lavarsi le mani dopo essere andati in bagno, usare un pullman sgarrato per girare l'Ammèriga, che gli addetti stampa sembrano ingenui all'inizio, ma sono malvagi, che le giornaliste alle quali suggerisci notizie per fare scoop ti incastrano alla grande se non stai attento, ma soprattutto che le stagiste ingravidate morte suicide possono usare i cellulari dall'aldilà mentre tu presenti il tuo programma elettorale.
Giorgio, dai, ma proprio a noi che abbiamo avuto un nano da giardino al governo fino all'altro giorno ci vuoi raccontare queste cose?
Mèh.
Comunque questo film finisce che cadono tutti in piedi, come al solito.
Solo a me è rimasta la frustrazione di non aver potuto urlare a Marisa Tomei di farsi uno shampoo.